Il concetto di «prossimità abitabile» descrive un intorno fisico e sociale, materiale e digitale, che permette alle persone di trovare tutto ciò di cui hanno bisogno nella vita quotidiana nelle vicinanze del luogo in cui vivono.
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Significato e importanza di quest’idea sono emersi con evidenza dalla tragica esperienza della pandemia, ma la storia che la precede è lunga e motivata da solide ragioni ecologiche e sociali e alcune città hanno mosso da tempo diversi passi in questa direzione. Tra esse in particolare Milano e Barcellona, due esperienze in cui gli autori rintracciano aspetti comuni e generalizzabili sotto l’espressione (adottata, prima di altri, dalla sindaca di Parigi) «la città dei 15 minuti»: uno slogan efficace che, dando un quadro comune a una molteplicità di iniziative locali, può orientare e accelerare la transizione verso la sostenibilità di altre città. Il libro contribuisce a questa proposta, discutendo come essa intersechi l’idea di cura (vivere è anche aver cura), di lavoro (abitare è anche lavorare) e di governance (governare è anche connettere) e mostra come la prossimità abitabile debba essere progettata ridefinendo servizi e infrastrutture. E, soprattutto, rigenerando le comunità di cui la città è fatta e che, concretamente e giorno per giorno, la fanno. Ciò che emerge è la visione di una prossimità grazie a cui la città dei 15 minuti appare come una rete di luoghi ibridi, densi di relazioni locali, ma aperti al nuovo e al resto del mondo.